Oggi primo maggio si festeggiano i diritti dei lavoratori. Contrariamente alla visione distorta che spesso si ha dell’antico Egitto, gli operai, non schiavi, che lavoravano alle tombe della Valle dei Re protestarono duramente per i loro diritti. Il tutto è testimoniato dal “Papiro dello Sciopero” conservato al Museo Egizio di Torino e che documenta il primo sciopero della storia.

Queste le parole con cui inizia il papiro:

Anno 29, sesto mese, giorno 10. Oggi la squadra ha attraversato i cinque posti di blocco della necropoli gridando: “Abbiamo fame! Sono già trascorsi diciotto giorni di questo mese!”. Gli uomini sono andati a sedersi nel retro del tempio funerario di Menkheperra (Tuthmose III, ndr)

I protagonisti sono gli operai di Deir el-Medina, responsabili della costruzione delle tombe dei faraoni. Il motivo delle proteste fu la lentezza nei pagamenti, lo sciopero durò per diversi giorni, con gli operai che occuparono i recinti dei templi di Tuthmose III, Horemheb e Ramesse II sedendosi sulle mura. Per riportare la quiete il sindaco di Tebe incontrò una delegazione di operai offrendo 50 sacchi di grano per tenere sotto controllo la situazione in attesa dell’intervento del faraone. Le proteste durarono due intere stagioni, di seguito i motivi:

“Siamo venuti fino qui a causa della fame e della sete. Non ci sono abiti, unguenti, pesci, verdura. Avvertite il Faraone, il nostro Signore Perfetto, avvertite il visir, nostro superiore, cosicché ci sia dato il nostro sostentamento”.

Il papiro non riporta ulteriori scioperi, evidentemente il faraone arrivò a più miti consigli per non bloccare la costruzione dei monumenti funerari.