Quando Howard Carter incominciò a svuotare la Tomba di Tutankhamon i problemi che si ritrovò ad affrontare furono molteplici.

Il più urgente da risolvere, fu trovare un luogo vicino alla tomba da utilizzare come deposito per un primo restauro e consolidamento dei reperti. La soluzione fu la tomba di Sethi II (KV15), situata a circa 200 m dalla Tomba di Tutankhamon e poco visitata dai turisti perché poco appariscente e isolata rispetto alle altre sepolture. Inoltre, l’ingresso era ben protetto dai dirupi sovrastanti e quindi facilmente difendibile dai malintenzionati. Si era infatti diffusa a macchia d’olio la notizia della presenza di oro, tanto oro pronto per essere depredato; ma Carter era di atro avviso.

Ottenuto il permesso dal governo egiziano, Carter iniziò lo sgombero dell’Anticamera. Dopo averli fotografati, gli oggetti venivano collocati su una portantina imbottita e trasportati nella tomba di Sethi II. Questo però era il momento più atteso dalla folla di curiosi e giornalisti che era ammassata fuori dalla tomba; tutti aspettavano di vedere il tesoro del faraone e secondo Carter:

“nella Valle sono state impressionate più pellicole durante quell’inverno (il periodo in cui iniziò lo sgombero della tomba n.d.r.) che in qualunque altro periodo dall’invenzione della fotografia”.

Lo sgombero dell’Anticamera durò circa due mesi, ma un altro pericolo incombeva sulla tomba: da qualche giorno il cielo era plumbeo e minacciava di scaricare una gran quantità di pioggia, che avrebbe reso la Valle un torrente in piena, allagando di fatto la tomba. Fu in questi giorni che Carter ricevette una strana comunicazione su come allontanare la maledizione del faraone:

“in caso di ulteriori guai, versate latte, vino e miele sulla soglia”.

Carter riferisce che non trovarono nessuno degli ingredienti indicati nella singolare ricetta, ma la maledizione per il momento risparmiò la Valle dei Re ed i suoi segreti.

continua…

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